“Scarsa trasparenza delle informazioni fornite agli utenti tramite l’app, clausole vessatorie e alcune sezioni interamente in inglese: sono questi i motivi della segnalazione presentata dall’Unione Nazionale Consumatori all’Antitrust nei confronti della società UBER B.V.” E’ quanto dichiara Romano Satolli, Presidente regionale dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Alcuni utenti -spiega Satolli- hanno lamentato la scarsa trasparenza delle informazioni fornite tramite l’app Uber, dove risulta in effetti difficile rintracciare le condizioni generali di contratto che regolano il rapporto con i consumatori: l’app, infatti, mette a disposizione un’area con alcuni contenuti informativi che però sono censurabili dal punto di vista dell’organizzazione degli argomenti e per la presenza di pagine in inglese che non agevolano la corretta individuazione da parte dei consumatori delle condizioni applicabili al contratto”.
“Inoltre -prosegue Romano Satolli- il contratto prevede alcune clausole vessatorie che creano un significativo squilibrio tra i diritti e gli obblighi assunti dalla parti, a danno del consumatore, come ad esempio quella per cui l’utente accetterebbe di manlevare UBER anche per eventuali danni derivanti dal corretto utilizzo dell’applicazione”.
“La più appariscente tra le pratiche commerciali scorrette diffuse da Uber -continua Satolli- è poi rintracciabile nelle previsioni destinate a regolamentare eventuali controversie: dapprima, infatti, si precisa che i “Termini di Utilizzo per l’Utente sono soggetti alle leggi dei Paesi Bassi”. Poi si arriva a dichiarare espressamente che il foro competente è quello di Amsterdam, con conseguenti difficoltà per eventuali azioni a difesa dei consumatori.
“Infine, all’interno dell’app sono presenti intere sezioni in lingua inglese con il rischio evidente di mettere in pericolo la comprensibilità di informazioni la cui conoscenza da parte del consumatore lo avrebbe potuto indurre a prendere decisioni commerciali che altrimenti non avrebbe preso. Per questo -conclude Satolli- abbiamo chiesto all’Autorità garante della concorrenza e del mercato di valutare la sussistenza di eventuali scorrettezze nelle pratiche adottate da Uber”.