Secondo il direttore gestione tributi dell’Agenzia delle Entrate, Paolo Savini, per il pagamento del canone Rai in bolletta “assume cruciale importanza la corretta individuazione della famiglia anagrafica”, ma questa individuazione “risulta particolarmente complessa” e dovranno essere i Comuni a trasmettere i dati relativi alle famiglie anagrafiche.
“Grave ammissione. Il fatto che l’Agenzia delle Entrate, dopo 2 mesi dall’entrata in vigore della Legge di stabilità, ammetta che l’individuazione della famiglia anagrafica non solo non sia stata al momento risolta e sia particolarmente complessa, ma richieda ancora l’invio dei dati da parte dei Comuni, dimostra che a luglio verrà fatta pagare al consumatore il costo di questa operazione!” ha dichiarato Romano Satolli, Presidente regionale dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Per questo, se è vera l’ipotesi di bozza di decreto apparsa su Repubblica, è ancor più inaccettabile che le società elettriche abbiano 6 mesi di tempo per restituire il maltolto al consumatore per i pagamenti non dovuti del canone. Chiediamo che i rimborsi avvengano nella prima bolletta utile dopo l’invio della richiesta da parte del cliente e della dovuta autocertificazione” ha proseguito Satolli.
“Inoltre l’avviso di richiesta di pagamento del canone non può avvenire a luglio, ma nella bolletta precedente, in modo che al consumatore sia dato il giusto tempo per far valere l’autocertificazione ed impedire il prelievo in automatico sul conto corrente” ha concluso Satolli.
L’Unione Nazionale Consumatori ricorda che tra la data di emissione della bolletta della luce, non quindi quella di ricevimento a casa dell’utente, e la scadenza della fattura passano solo 20 giorni, e che a luglio, periodo di invio della prima maxi rata del canone Rai, molti italiani sono in vacanza, ivi compresi i portalettere. Il rischio, quindi, di ritrovarsi ad aver pagato un canone non dovuto è alto. Ancor più alto se consideriamo che a fare l’autocertificazione non saranno solo le poche migliaia di famiglie che non possiedono la tv, 944 mila secondo l’Istat, ma tutti quelli che riceveranno richieste indebite di pagamento. Considerato che il numero complessivo di clienti domestici di elettricità elettrica è di oltre 29 mln e 282 mila, dubitiamo che l’Agenzia delle entrate sia in grado di incrociare i dati senza errori per giungere a quei 24 mln e 199 mila di famiglie, 5 mln in meno, che secondo l’Istat hanno la tv e che dovrebbero pagare il canone. Insomma, c’è un potenziale di 5 milioni di famiglie che rischiano di ricevere richieste indebite di pagamento se i Comuni non forniranno in tempo i dati corretti delle famiglie anagrafiche.