L’Unione Nazionale Consumatori
Sardegna segue da tempo il movimento
della dottoressa Maria Rosaria
Randaccio e la ponderosa e vasta documentazione
legislativa per l’istituzione della
Zona Franca integrale in Sardegna.
Secondo noi le argomentazioni giuridiche
consentono di affermare che in base ai trattati
europei, in primis quello di Roma e poi
quello di Lisbona, la Sardegna ha pienamente
diritto alla zona franca integrale cosi
come sancito anche dal D.Lgs. n. 75/98.
Non si comprende perché i politici sardi
non si attivino per attuare tutto ciò che
occorre per passare dal dire al fare. Dopo le
elezioni Regionali del 2013, allorché qualche
partito cavalcò la questione nella sua
campagna elettorale, ora assistiamo solo ad
un silenzio assordante.
Come sovente capita in Sardegna, ogni
tanto spuntano personaggi i quali, non si
capisce per quali oscuri motivi, non parlano
più di Zona Franca Integrale, ma di
punti franchi, di porti franchi, di aree ZES,
invece di marciare uniti verso un progetto
univoco che possa dare alla Sardegna un
concreto benessere.
Dopo aver elemosinato per decenni le iniziative
di industrie pubbliche e private alle
quali sono stati fatti ponti d’oro – le quali
non venivano in Sardegna per fare beneficenza
- con le complicità di tanti, esse
hanno arraffato a man bassa i cospicui
finanziamenti messi a disposizione dalle
casse regionale e statali.
Ora nelle zone dei sogni industriali di Porto
Torres, Ottana, Porto Vesme, ci ritroviamo
con aree inquinate, impianti venduti come
ferri vecchi, un cumulo di ferro vecchio e
con una infinità di famiglie ridotte alla fame
che vivono di sussidi, di casse d’integrazione,
umiliate per mancanza di lavoro.
Addirittura a Porto Torres stanno tentando
di nuovo, con un miliardario progetto sulla
chimica verde collegato con la coltivazione
del cardo selvatico, a ridare illusioni e nel
contempo togliere terreni anche alla pastorizia;
nel Sulcis la grande idea è la coltivazione delle canne! Altri soldi che alimenteranno le
tasche di pochi, che continueranno solo ad alimentare
le speranze ed i sogni dei sardi.
Se la Sardegna diventasse zona franca, non dovremmo
più elemosinare il buon cuore di chi pretende agevolazioni
per investire nell’Isola , ma saremo noi a scegliere
chi potrà investire senza condizionare o rovinare il turismo,
l’ambiente, l’agropastorizia.
Oppure vogliamo che dopo il sogno dell’oro giallo in
quel di Furtei, diventata ora una cloaca di veleni, ci debbano
obnubilare il cervello con le perforazioni alla ricerca
dell’oro nero che, oltre ad inquinarci più di quanto lo
siamo oggi, potrà trasformare l’Isola in zona sismica?
il tema "Sardegna Zona Franca" riveste un'importanza
fondamentale che riguarda la vita di tutti i sardi, compresi
quelli residenti al di fuori della Regione la quale ha
diritto, per la sua posizione geografica, per il suo isolamento
al centro di migliaia di metri quadri di mar, ad
una fiscalità di vantaggio diversa dal resto del Paese.
Ma inevitabilmente riguarda anche la qualità della vita di
tutta Italia perché l'istituzione della zona franca in tutto
il territorio regionale porterebbe inequivocabili e immediati
benefici all'economia nazionale a discapito di Stati
membri che subirebbero inevitabili contraccolpi. Primo
fra tutti la Germania. Questa è, se non la sola, la principale
ragione che ne ostacola l'istituzione. Infatti, oltre ai
benefici più immediati, quali l'eliminazione delle accise
e dell'IVA sui carburanti e sull'energia, che porterebbe il
prezzo della benzina alla pompa a circa la metà del prezzo
ora pagato, ci sarebbero vantaggi di più largo respiro
dall’energia, al costo del lavoro, al sistema di vita dei cittadini,
che porterebbero lavoro per migliaia di persone.
Com'è noto oggi lo sdoganamento delle merci avviene
nei porti fluviali dell'Europa centrale (tutti porti franchi),
ed a quello di Rotterdam, costringendo i vettori a diversi
giorni di navigazione in più, rispetto alla posizione favorevole
della Sardegna che, se diventasse zona franca,
sarebbe l'approdo naturale per milioni di container ogni
anno. Con il raddoppio del canale di Suez, i vantaggi
sarebbero ancora maggiori.
Riteniamo sia sbagliato il concetto di chi vorrebbe solo la
zona franca in concomitanza dei porti sardi in quanto
contribuirebbe, oltre a condizioni di vita migliori per i
territori più vicini, allo spostamento degli abitanti del
centro Sardegna verso le coste, ulteriore spopolamento
delle zone interne, notevoli disagi logistici e sociali.
Ma soprattutto pensiamo ai benefici effetti che la Zona
Franca integrale porterebbe ai giovani, che non saranno
Più obbligati ad emigrare per crearsi un futuro
altrove e poter essere di aiuto ai loro genitori
come, un giorno, ne potranno ricevere
dai loro figli.
Forse c’è chi cerca di far sì che i sardi non
si affranchino una volta per tutte dalla
benevolenza pelosa del governo centrale,
contribuendo a non sviluppare, se non al
fallimento della politica sul turismo, sui
trasporti e sulla continuità territoriale?
Sarebbe tremendo pensare che ci siano
anche delle complicità di elementi locali
assoldati con il miraggio di vantaggi personali.
Il fatto di assistere a questo assenteismo, al
primo maggio del 2016, data ultima per
attuare la Zona Franca, dovranno essere i
cittadini-consumatori sardi ad attivarsi
affinché chi abbiamo delegato con i nostri
voti a rappresentarci nelle istituzioni della
Regione, del Paese e dell’Europa ad uscire
allo scoperto e far capire loro che vogliamo
i fatti, che il tempo sta per scadere e che
solo la Zona Franca integrale, che ci spetta
di diritto, sia attuta una volta per tutte. Chi
continua a fare il pesce in barile ne dovrà
rispondere di fronte a tutto il popolo sardo.
Occorrerebbe una Die de Sa Sardigna
rumorosa, pacifica - senza gli archibugi ed
i forconi – non per cacciare nessuno, ma
per svegliare le coscienze di tutto il popolo
sardo.
L’Unione Nazionale Consumatori, la prima
associazione di tutela dei consumatori nata
in Italia ed in Sardegna, assolutamente
indipendente dai politici, dai sindacati e dai
poteri più o meno occulti, sostiene convintamente
il progetto della Zona Franca
Integrale, per informare e sensibilizzare
tutti i consumatori sardi.
Romano Satolli